Si dice PLEXIGLAS o PLEXIGLASS? Con quante S... una o due?
E' più corretto scrivere e parlare di Plexiglas con una sola s finale o di Plexiglass con doppia s?
Da molti anni si è creata confusione sul nome originario di questo prodotto e si è aperta una lunga e dibattuta disputa: "è più corretto scrivere e parlare di Plexiglas con una sola s finale o di Plexiglass con doppia s?"
Cerchiamo di capire insieme quale sia la forma più corretta.
Il nome italiano di questa materia plastica trasparente è POLIMETILMETACRILATO, più comunemente METACRILATO.
Si affaccia sul mercato per la prima volta in Germania nel 1933, grazie al chimico Otto Karl Julius Röhm, in collaborazione con il suo collega tedesco Walter Bauer.
Già da qualche anno prima, i due chimici lavoravano alla ricerca di un materiale che fosse simile al Vetro, ma che puntasse più alla "sicurezza”. Iniziava così il loro lavoro sui “poliacrilici”.
Accadde casualmente che, nel loro laboratorio, una provetta di MMA (Monomero Metacrilato) venne lasciata vicino a una finestra, a contatto diretto con la luce del Sole.
Questo produsse una reazione di polimerizzazione, che solidificò il monomero in Blocco, rompendo la provetta. Il risultato di questo processo diede vita al Polimetilmetacrilato.
Plexiglass ® (marchio registrato)
Il nome con cui venne commercializzato successivamente fu Plexiglas® (una S) , che rappresenta tuttora il marchio del prodotto, parola che unisce in sé plastica, flessibile e vetro.
Quest’ultimo, mentre in lingua tedesca viene chiamato Glas, in lingua anglosassone è invece Glass.
Da qui, la distinzione tra i due utilizzi della parola Plexiglas o Plexiglass.
Riteniamo che sia corretto l’uso di entrambe le forme, ma quando diciamo Plexiglas con una solo S ci riferiamo, oltre che al nome commerciale, anche al marchio di fabbrica tedesco.
Per completezza di informazione, dobbiamo dire che anche in Gran Bretagna, qualche anno dopo, fu lanciata una lastra acrilica di uguali caratteristiche. Venne chiamata “Perspex”, dal latino perspicio “vedo attraverso”. Anche in questo caso ci riferiamo al marchio, oltre che a un nome commerciale di uso comune.
Ci sono molto casi simili, nel mercato di oggi.
Basti pensare al giornalista ungherese László József Bíró, che brevettò la penna che tutti conosciamo, i cui i diritti furono venduti alla BIC, oppure al nastro adesivo che chiamiamo comunemente Scotch, e che rappresenta un marchio commercializzato nel 1930 dalla Industria 3M.